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La Negazione dei Trascendentali -
il Falso ed il Male
(Riassunto)

Mario Bruno Sproviero
(Prof. Associado DLO-FFLCHUSP)

1. Introduzione

I trascendentali, nozioni universalissime convertibili con l'essere, hanno, per analogia, le loro negazione convertibili col non essere: da questo punto si possono tirare conseguenze di grande portata. Dopo una breve presentazione schematica dei trascendentali consideraremo la convergenza fra il falso ed il male.

2. I Trascendentali

È discutibile il numero dei trascendentali. Certamente diverse proprietà trascendentali aggiungono qualche cosa al concetto d' essere, ma ciò che aggiungono non è realmente distinto dall'essere stesso. Le varie nozioni solo aggiungono una differenza di ragione. Nel De Veritate (1,1), S. Tommaso ne enumera cinque: res, unum, aliquid, verum, bonum.

Possiamo considerare res come due trascendentali. Il primo, come cosa, denotando che l'essere ha contenuto, ha essenza; il secondo, come realtà, ossia che l'essere non è pura apparenza, non è il puro ente di ragione, l'ente logico, quello che solo è obiettivo nella ragione.

Il bello è un altro trascendentale discusso. Per essere convertibile con l'ente, non può essere ridotto alla bellezza fisica. Ci sarebbe una bellezza sensibile ed una sensibile-spirituale, quella propiamente umana, ossia lo splendore dell'intelligenza nel sensibile. Per affermare la trascendentalità della bellezza non si deve escludere l'aspetto della dilettazione (delectatio). Sarebbe una dilettazione con la conoscenza. Secondo Maritain: "Come l'uno, il vero e il bene, il bello è l'essere stesso preso sotto un certo aspetto, è una propietà dell'essere; non è un accidente sovraggiunto all'essere, perchè non aggiunge all'essere che una relazione di ragione: è l'essere stesso preso in quanto diletta, con la sua sola intuizione, una natura intellettuale. Così ogni cosa è bella, come ogni cosa è buona, almeno sotto un certo punto di vista. E siccome l'essere è dovunque presente, è dovunque vario, come l'essere e gli altri trascendentali è essenzialmente analogo, cioè si dice a titoli diversi, sub diversa ratione, dei diversi soggetti dei quali viene detto: ogni specie di essere è a modo suo, è buona a modo suo, è bella a modo suo" (Arte e Scolastica Morcelliana, 1980, p. 30).

Considereremo i seguenti trascendentali: entità, aliquidità, cosità, realtà, unità, verità, bontà, bellezza.

Tutto che è, è ente, è cosa, è qualcosa, è reale, è uno, è vero, è buono, è bello e tutte le combinazioni.

Vale anche per le negazioni. Quello che non è, è non ente, è nessuna cosa, è niente, è irreale, è multiplo (diviso in sé) (1), è falso, è cattivo, è brutto, e tutte le combinazioni.

Però bisogna studiare tutte queste convergenze perchè non sono triviali. Così avverte Maritain: "È in Dio solo che tutte queste perfezioni si identificano secondo la loro ragione formale; in Lui la Verità è la Bellezza, è la Bontà, è l'Unità ed esse sono Lui stesso. Al contrario, nelle cose di quaggiù, la verità, la bellezza, la bontà, ecc. sono aspetti dell'essere distinti secondo la loro ragione formale, e ciò che è vero simpliciter (assolutamente parlando) può non essere buono o bello che secundum quid (sotto un certo rapporto), cioè che è bello simpliciter può non essere buono o vero che secundum quid" (Op. cit. p. 131).

Presentiamo un quadro dei trascendentali:

Essere

1. in se  
1.1. indicando l'esistenza ENTITÀ
1.2. indicando l'essenza COSITÀ
2. in opposizione  
2.1. estrinseca  
2.1.1. al niente = qualcosa ALIQUIDITÀ
2.1.2. all'apparenza = reale REALTÀ
2.2. intrinseca = indiviso, uno UNITÀ
3. in convenienza  
3.1. col l'intelletto = vero VERITÀ
3.2. con la volontà = buono BONTÀ
3.3. con tutti i trascendentali = bello BELLEZZA

Nota: Non sempre ci sono nella nostra lingua le parole convenienti.

3. Il falso e il male convergono (2)

Il falso e il male non hanno come tali nessun diritto. Se diamo diritti al falso, dobbiamo darli anche al male. Come afferma Agnoli: "Sostenere, infatti, che l'uomo, essendo per natura libero di seguire il Vero o il falso, ha anche il diritto di scegliere l'uno o l'altro, equivale a dire che, essendo egli per propria natura libero di scegliere fra il bene e il male (che sono l'aspetto pratico rispettivamente del Vero e del falso) ha il diritto di fare il male e quindi di commettere qualunque delitto mentre, di converso, sarebbe sopruso e delitto punire il delinquente" (p. 14).

La possibilità di scegliere tra Vero e falso, Bene e male è il pressuposto del dovere di scegliere il Vero e il Bene.

La libertà di pensiero è la possibilità di questo attenersi soltanto alla verità, svincolato da qualsiasi altro interesse. Non si deve confondere "la libertà di pensiero" con "la libertà del pensatore". Questa riguarda la coazione esterna; quella, la coazione interna: "Il pensiero appartiene alla sfera del soggetto, la propaganda di quel pensiero appartiene invece alla categoria dell'azione e non a quella della mera cogitazione" (p. 14).

La libertà di sbagliare e di peccare, libertà di fatto, non di diritto, non è libertà positiva: la possibilità di cadere in schiavitù del vizio e del errore, lungi d'essere il bene supremo della libertà, è la tragedia dell'allenazione della propria libertà: libero per perdere la libertà!

Questa presentazione schematica non ha avuto altro scopo che mostrare l'importanza dello studio dei trascendentali e le sue implicazioni. Oggidì l'errore ha tutti i diritti, presto questo accadrà anche per il male.


1- Il multiplo come opposto al uno (l'indiviso) trascendentale e non come opposto al uno numerico.

2- Considereremo qui un articolo di Carlo Albert Agnoli nella rivista Chiesa Viva n. 144, Brescia, Settembre 1984.